LA WEB CRONACA DEL CONVEGNO: "CONOSCENZA, COSTITUZIONE, REFERENDUM AL TEMPO DELLA DEMOCRAZIA DEBOLE"

Data pubblicazione: Mar 12, 2016 9:40:27 AM

Il programma

Ore 8.30 - Accoglienza

I partecipanti al convegno

Ore 09.30 - Apre i lavori Lillo Fasciana. Porge i saluti ai presenti, spiega le ragioni del convegno e dà la parola a Rita Magnano, Segretaria Generale della CGIL di Enna.

Ore 09.45 - Saluti di Rita Magnano, Segretaria Generale della CGIL di Enna che ringrazia gli intervenuti e saluta l'assemblea tutta.

Ore 9.50 - La segretaria generale della FLC CGIL Sicilia, Graziamaria Pistorino, e la Segretaria regionale CGIL Sicilia Monica Genovese, salutano gli intervenuti e augurano buon lavoro.

Ore 10.00 - Santo Quattrocchi, Presidente regionale Andis Sicilia, porge I saluti alla platea soffermandosi sulla necessità di operare riforme condivise da tutti gli attori della scuola.

Ore 10.15 - Introduce i lavori Angela Accascina segretario generale della FLC CGIL di Enna che sottolinea come gruppi di potere in Europa e nel mondo operino una pratica selvaggia del neoliberismo.

Il Neoliberismo è oggi senza vincoli e regole, religione del nostro tempo, con la adesione e la benedizione di governi di destra e sinistra.

Le nostre società sono debitorie, le aziende falliscono, la dispersione scolastica tocca vette mai viste. L’Europa, nella sua adesione al neoliberismo e alla politica dell’austerity prova a smantellare la scuola, sostituendo alle regole l’arbitrio, mettendo in dubbio il ruolo della scuola che è quello di formare cittadini liberi. E’ necessario costruire un fronte, provando a rimettere insieme il mondo del lavoro, facendo sottrazioni al linguaggio della governance, perché le parole riprendano corpo e sostanza, parole quali democrazia, lavoro, solidarietà, per la difesa della dignità dei popoli e dell’ambiente . Dobbiamo operare perché la democrazia diventi una democrazia del consenso, portando avanti, anche attraverso I referendum le nostre istanze costituzionali. I nostri figli hanno diritto al pane, ma anche ai diritti, costruiti in una scuola che non è quella della paura, ma della solidarietà e della crescita.

10.45 - Lillo Fasciana comunica che a Niscemi sono in corso i test per verificare l'effetto delle radiazioni MUOS sulla popolazione. Rileva la necessità di sostenere la lotta del Movimento NO MUOS poiché il problema riguarda ciascuno di noi e non bisogna lasciare soli gli abitanti di quel territorio.

Per esprimere solidarietà e sostegno, viene esposta la Bandiera del Movimento NO MUOS!

Ore 10.40 - Prende la parola Attilio Trezzini, docente di Economia politica UniRoma3 che, dopo avere ringraziato la vastissima platea, si propone di collegare il neoliberismo con l’ideologia che ne è la base. Il neoliberismo è un fenomeno che si può definire una tecnologia del potere che vuole istituzionalizzare un consenso. Dalla fine degli anni 80 nei paesi occidentali si sono sviluppate le stesse regole istituzionali,tramite alcune trasformazioni: deregolamentazione del sistema finanziario;, deregolamentazione del mercato del lavoro, smantellamento dello stato sociale; si è ridotto l’ intervento dello stato, con ulteriore incremento della spesa pubblica per gli armamenti. Si è iniziato negli USA e con la Thatcher.

Il ruolo dello Stato in questo modello economico è minimo, perchè l’homo oeconomicus raggiunge cinicamente I propri obiettivi. Nessun economista crede a questo modello di economia, però è quanto si insegna ai non economisti, o almeno ai non specialisti della materia. E’ in atto il controllo delle menti.

Il campo d’azione dello Stato sono i beni pubblici, e lo è anche la scuola, perchè essa avrebbe il ruolo di esternare generalità negative;vale a dire l’educazione non è un bene che produce consumo, perchè nessun consumatore sarebbe disposto a pagare senza profitto personale. Quindi anche I più liberisti lasciano la scuola allo Stato. In questa logica però scompare l’idea di bene comune, e rimane l’idea che è il mercato a generare efficienza produttiva. Per questo la scuola tende a stabilizzarsi sui due cardini della autonomia e della valutazione. È la logica liberista, perchè l’autonomia mima il comportamento delle aziende private, in concorrenza con le altre aziende e cioè con le altre scuole, in concorrenza per soddisfare l’interesse di individui, non della collettività. Nell’ottica della valutazione i servizi formativi non formano cittadini consapevoli, ma sono investimento in capitale umano, in virtù di un profitto che va valutato con numeri.

Esistono altre vie alla rappresentazione liberista del mondo: la visione keynesiana, o gli economistici che si rifanno ai classici inglesi, propongono di considerare il mercato come istituzione umana. La scuola non sarebbe sottrazione di risorse, ma risorsa comune.

L’idea che la concorrenza sia forma di efficienza allocativa, è contrastata da diverse teorie dell’impresa che mostrano che questa idea sia infondata e dannosa. Nella scuola la concorrenza si applica a un consumo sociale favorendo la discriminazione, creando eccellenze che si oppongono alle non eccellenze, le nuove scuole dei poveri.

Ore 11.30 - Prende la parola Alessio Grancagnolo, referente del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale – UDS Sicilia: è ancora di Neoliberismo che si parla, ma in prospettiva costituzionale. La Costituzione italiana viene oggi modificata, snaturata rispetto all’idea originale da cui è nata e da cosa nasca la necessità di tali modifiche è presto detto: non è intervenuta alcuna richiesta dal basso, ma, come anticipava un rapporto della J.P.Morgan del 2013, è opportuno che tutti i Paesi europei si adeguino ai principi del Neoliberismo, dunque rinuncino, ad esempio, al Welfare ed alle tutele dei lavoratori, in quanto T.I.N.A. ( there is no alternative). La mancanza di una visione politica generale e di una classe politica che abbia la forza di applicare la Costituzione, figlia di principi ed ideali altri ed alti, ha sposato l’ennesimo diktat esterno, così, gli attuali governanti, hanno indicato come necessaria la modifica del documento costituzionale nonchè della legge elettorale in funzione dell’adeguamento ai “tempi”. Tuttavia, se si pensa al momento storico da cui è nata la Costituzione , alla sua organizzazione interna, appare evidente come il superamento voluto del bicameralismo paritario non sia per niente positivo, ma rischi piuttosto di portare ad una virata autoritaria di cui è segnale evidente il recente utilizzo della decretazione d’urgenza come strumento per legiferare. Una risposta e, forse, un argine possono essere dati atraverso una campagna referendaria che parta dal basso ed attraverso l’istituzione di nuovi canali di partecipazione condivisa, pertanto si cominci con il referendum del 17 aprile sulle trivellazioni e si ponga la giusta attenzione al referendum sulla riforma della scuola che verrà proposto dalla L.I.P., perchè è proprio dal basso, dai cittadini italiani che deve essere innescato un nuovo e più proficuo processo costituente.

Ore 12.00 - Prende la parola Marina Boscaino, docente del Liceo classico Plauto, Roma- Referente LIP

E' stata in questi anni attaccata la scuola pubblica e sono stati abbattuti i diritti del lavoro,favorendo il primato del potere dell'uomo solo al comando e, anche a causa della progressiva assuefazione delle persone, si è costruita la narrazione populista sul nuovismo e sul velocismo. Ma tutti sappiamo che l'apprendimento ha i suoi ritmi e i suoi tempi lunghi.

In questi due anni di governo Renzi abbiamo anche assistito alla più grande mobilitazione della scuola italiana. Dobbiamo chiederci cosa fare di quella mobilitazione, nell'ottica dei principi della Costituzione. Diciamo sì a un altro modello di scuola, tramite la costruzione di legami dei soggetti dell'opposizione, anche tramite la mobilitazione delle associazioni e dei movimenti quali i comitati per l'acqua pubblica o dei movimenti contro gli inceneritori.

I quesiti referendari saranno presentati giovedì prossimo, un investimento non solo politico, ma etico, di appartenenza. Tra il nove e il dieci aprile partirà la raccolta delle firme che sarà la stella polare della mobilitazione.

I quesiti per l'abolizione degli articoli della 107 nascono dalla considerazione dei principi di incostituzionalità della legge stessa, che risulta difficilmente emendabile, e proprio per questo i quattro quesiti non sono la panacea dei mali, ma alleggeriscono la valenza eversiva della legge. I punti nodali dei quesiti riguardano:

    1. la cancellazione dello schoolbonus,la legge prevede erogazioni liberali defiscalizzate, che possono essere offerte a singole scuole;

    2. la cancellazione dei superpoteri del dirigente scolastico (che, secondo la legge, può reclutare i docenti per costruire la sua “squadra”);

    3. la regolamentazione della alternanza scuola-lavoro ;

    4. il ripristino delle vecchie competenze del comitato di valutazione, un organismo già esistente e però modificato dalla 107, che introduce, oltre ai docenti che ne facevano parte originariamente, anche un rappresentante dei genitori ed uno degli studenti, oltre ad un “esperto” esterno, per svolgere un nuovo compito: determinare – sulla base di indicazioni già predisposte dalla legge – i criteri da affidare al dirigente affinché questi, in totale solitudine gerarchica, premi i “meritevoli.

Ore 12.30 - Prende la parola Domenico Pantaleo, Segretario Nazionale Flc CGIL : L’articolo 1 della Costituzione italiana va tenuto a mente, perchè è dal suo valore che è opportuno ripartire anche per dare nuovamente dignità al sistema dell’Istruzione. Inclusione ed esclusione nella società, infatti, si basano certamente su principi economici, ma anche sulle possibilità di accesso all’istruzione ed al sapere, ma se l’istruzione è intimamente legata al lavoro, oggi banalmente mercificato, allora è doveroso trovare delle opzioni di intervento che possano essere positive per mettere un argine al dilagante autoritarismo di cui la legge 107 è una manifestazione evidente. Anzitutto bisogna ridare dignità al lavoro, superando le divisioni e bisogna far comprendere come qualsiasi lavoro abbia dei diritti, perchè i diritti sono delle persone e non del lavoro che svolgono. In tal senso i referendum non possono risolvere le problematiche cogenti dei nostri giorni, non per ultima, ovviamente, la riforma generale del mondo del lavoro, tuttavia danno la parola ai cittadini a fronte di un rapporto “antropologicamente” mutato tra Governo e problematiche sociali. E’ necessaria una democrazia dal basso che ricostruisca la politica riportando l’attenzione verso i temi sociali, per riscoprire il senso collettivo rispetto ai processi di privatizzazione in atto, di cui la destrutturazione dell’Istruzione pubblica è un esempio lampante. La missione della scuola, infatti, non è più quella di formare menti e coscienze, ma di indirizzare al mercato del lavoro e garantire la competitività economica, così l’alternanza scuola-lavoro, seppure nata con I migliori intenti, si è ridotta troppo spesso ad un meccanismo che favorisce lo sfruttamento degli studenti. Gli stessi dirigenti sono tali in relazione alla scuola-azienda, così a loro spetta l’attribuzione del bonus, della chiamata diretta e della valutazione dei docenti. La collegialità, evidentemente, viene privata delle sue funzioni e così la contrattazione, con l’unico risultato di contrapporre fra loro i lavoratori, secondo il vecchio principio del divide et impera . Entro questo quadro si inserisce perfettamente il disegno di annullare le Organizzazioni Sindacali, perchè il cittadino deve essere individuo, singolo e spettatore, senza possibilità di tutele forti. L’individuo, però, deve essere rappresentato al cospetto dei potentati economici, ed è per questo che bisogna dare il giusto valore ai referendum, affinchè si scriva una nuova agenda politica e si dia nuova voce alle tematiche sociali. Le Organizzazioni Sindacali, la CGIL, pertanto, devono estendere, per parte propria, la capacità contrattuale e potenziare la funzione delle RSU, perchè solo così si potrà arginare la deriva sociale e culturale di cui è in balia il nostro Paese.

Ore 14.15 - Prende la parola Micol Tuzi Pedagogista-coordinatrice per gli asili nido e per l’infanzia presso il Comune di Bologna

Essendo state ridotte a zero le risorse per asilo nido e scuola dell’ infanzia, i comuni tagliano le spese alla scuola. Il sistema prevede di accorpare enti , valutare secondo criteri di tipo aziendalista , negando i diritti del bambino, senza orari, attenendosi alla mera custodia e cura. Alcuni studi dimostrano che i nidi si pagano da soli, perché non solo si dà lavoro, ma si contribuisce all’incremento delle attività dell’indotto. In tal modo le spese sarebbero ammortizzate , eppure in Italia si nega il diritto a bambine e bambini a conciliare tempi di cura e lavoro.

L’ Europa contemplerebbe la disponibilità dei servizi,un’ edilizia scolastica pubblica finanziata da sole risorse pubbliche, la presenza di un progetto pedagogico, forme di valutazione del curricolo, imporrebbe condizioni di lavoro che garantiscano i requisiti per una buona relazione educativa. Nell’Europa del nord tali requisiti sono pienamente rispettati e i bambini crescono bene.

La legge 107 però, che istituisce il sistema integrato 0-6 anni, a risorse zero, attua riforme con termini molto ambigui, grava sul lavoro del personale della scuola, viola i diritti di bambine e bambini.

Ore 14.50 - Interviene Camilla Ancona Docente scuola primaria presso IC Nino Rota Roma, Rete Lavoratori Autoconvocati delle scuole di Roma

Docente di scuola primaria non è termine adeguato, è meglio maestra elentare, perché non sia termine neutro, privo di risvolti relazionali. Il concetto di meritocrazia nasce dall’esigenza di sovvertire il concetto di democrazia e la 107 si muove in tall senso, anche perchè tutti i partiti condividono l’ideologia neoliberista. Come si alimenta l’autoritarismo nella scuola? Tramite la meritocrazia. Il comitato di valutazione è collegio perfetto o imperfetto? Senza insegnanti non funzionerebbe? Quale lo scopo di premiare pochi insegnanti? Nel comitato di valutazione la collegialità è di forma, non di sostanza, valuta alla fine solo il dirigente. Si vuole spezzare la comunità e gerarchizzarla, spaventando gli insegnanti e costringendoli a chinare la testa. Cambia il profilo dei dirigenti, la cui valutazione dipende dalla velocità con cui impongono le politiche governative nella loro scuola. La competizione sarebbe (Checchi) volano del miglioramento dell’insegnamento , ma a dispetto di ciò a essere valutato non dovrebbe essere il singolo insegnante, ma l’istituzione, un insegnante in difficoltà va aiutato tramite la cooperazione e la relazione interpersonale, è necessario respingere il concetto di premialità che si consegue per avere fatto bene il proprio dovere. La follia della valutazione ha coinvolto in passato anche gli alunni tramite l’atto di violenza delle prove Invalsi. Sarebbe auspicabile proporre atti di disobbedienza civile, atti di non collaborazione, rifiutarsi di accettare incarichi nella scuola, astenersi durante i Collegi dei docenti sulle delibere poco chiare.

Ore 15.45 - Interviene Elena Mignosi, Docente di Scienze Psicologiche, Pedagogiche e della Formazione dell'Università degli Studi di Palermo: l'Università è parte integrante del sistema di formazione, tuttavia negli ultimi dieci anni ha subito la medesima sorte di destrutturazione che è stata destinata alla Scuola Pubblica. Anche per l'Università, infatti, è stata avanzata la proposta di istituire la valutazione della qualità di prodotto, VQR, del docente sul triennio, senza tenere conto, al suo interno, della didattica e della ricaduta della stessa sugli studenti. I fondi, pertanto, vengono attribuiti sulla base della VQR, ovvero, ad esempio, tenendo conto degli articoli pubblicati dai docenti dell'Ateneo, pertato è comprensibile come al Nord gli stessi siano aumentati del 20%, mentre al Sud siano diminuiti del 30%. Da quanto detto sembra che il disegno del Governo di Renzi sia quello di creare pochi poli di ricerca, la maggior parte dei quali al Nord del Paese, e molte teachin universities che, invece, saranno simili ai licei. Del resto i Consigli delle Scuole sono stati verticalizzati, riducendo al minimo, se non annullando, la partecipazione di studenti e ricercatori e questi ultimi in particolare, poi, hanno visto la propria condizione diventare sempre più precaria a fronte di un turn over bloccato dei docenti ordinari. Eppure è proprio sui ricercatori che bisogna focalizzare l'attenzione, perchè ricoprono il 50% della diattica e svolgono le stesse mansioni dei docenti ordinari a fronte di uno stipendio tre volte inferiore. Anche l'Università è diventata un'azienda, infatti, ed è contro questa tendenza che bisogna agire per far sì che la formazione e la ricerca ricevano i fondi adeguati e perchè lo Stato non continui ad investire su figure che poi non assumerà, perchè anche l'Italia ha accellenze ed è da queste che deve ripartire. Per chi volesse approfondire la questione dei ricercatori precari di segnala il forum di UNIPA ed il sito www.roars.it.

Ore 16.00 - Flavio Lombardo, Coordinatore Regionale Rete degli Studenti

Il diritto allo studio in Sicilia è un diritto negato, tanto è vero che non abbiamo una legge quadro su di esso. Il diritto allo studio dovrebbe essere un concetto cardine per un paese democratico, anche se l’Italia è uno dei paesi che meno investe sulla cultura, e quindi meno investe sui giovani. Le periferie sociali sono piene di cittadini che non conoscono neanche il concetto di diritto, meno che mai di diritto allo studio. Il welfare scolastico è inesistente, il caro libri e il costo dei trasporti impedisce il prosieguo del percorso scolastico per molti studenti, nonostante quanto affermato dalla Costituzione.

La riforma Gelmini ha compromesso le competenze e le conoscenze di molti studenti, a causa del taglio delle ore di formazione e delle ore di Diritto in buona parte degli istituti. Si assiste a un attacco alla democrazia interna della scuola, allo strapotere dei presidi manager, alla deprivazione culturale dovuta ad una crisi dei contenuti, a favore di una società dell’apparire.

Ore 16.15 - Nicola Nicolosi, Coordinatore Nazionale Area programmatica "Democrazia e lavoro"

Manifestazione molto rilevante per contenuti, qualità degli interventi, capacità di ascolto della platea.

Viviamo una stagione straordinaria, in presenza di un’emergenza democratica, di una regia ampia che vuole cambiare i connotati allo stato sociale in Europa, creando tensione, modificando i rapporti tra gli stati. A questa stagione negativa necessita un’occasione per far rinascere la primavera della democrazia, dobbiamo diventare ambasciatori di questi messaggi: dalla prima decade del mese di aprile si aprirà la stagione dei referendum, scommessa imprescindibile della nostra democrazia.

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